UNA TRAVESTITA A COSENZA –  parte 1 - Lodi/Cosenza   - Viterbo Trasgressiva

UNA TRAVESTITA A COSENZA – parte 1 - Lodi/Cosenza - Viterbo Trasgressiva

Faccio l'agente di commercio e amo viaggiare. I viaggi si adattano perfettamente alla mia doppia vita di marito/padre di famiglia e travestita porcellina.
Dopo una lunga trasferta in macchina fino a Cosenza, mi sono fermato in un hotel con parcheggio sotterraneo. Preferisco così perchè trovo sempre il modo di sgattaiolare via dal parcheggio e di rientrare nelle vesti di Morena, la mia alter-ego donna.
Nei miei viaggi, porto sempre anche una borsa speciale con le mie "cose ​​da ragazza" (mutande e reggiseno push up, abiti, trucco, parrucca, ecc.). A volte mi vesto semplicemente da donna e mi masturbo davanti allo specchio. In altre occasioni esco di nascosto e mi comporto come una vera donna nella città dove nessuno mi conosce.
Quasi immediatamente dopo aver gettato le valige sul letto, mi sono diretto verso la doccia per rinfrescarmi. Fare la doccia e sapere che stavo per indossare uno degli abiti nella mia borsa segreta mi ha fatto sentire ancora una volta libero e femminile. Dopo essermi accuratamente depilata, una volta fuori dal bagno, ho applicato il mio trucco, il rossetto, le mutande e il reggiseno imbottiti, la parrucca e il mio profumo preferito. Mentre arrivava un temporale e la pioggia iniziava a colpire la finestra, ho continuato a rendermi carina, anche se forse sarebbe stato solo per me. Ho indossato il mio mini abito aderente blu scuro a fiori che mi scendeva fino alle ginocchia e le scarpe col tacco. Guardandomi allo specchio, ero contenta di ciò che vedevo: una gran bella figa!
D'improvviso, per colpa del temporale, è mancata la corrente elettrica per qualche minuto, allora sono andata nel corridoio per vedere cosa stava succedendo, facendo un po' di luce col telefonino. Contemporaneamente si è aperta anche la porta accanto alla mia stanza e, anche lui illuminando il corridoio con lo smartphone, è uscito un ragazzo, anzi un uomo, di circa 50 anni, alto almeno 1,85 e fortemente palestrato. Così, nella penombra, sembrava un mafioso di andràngheta, con baffi, barba, un grande tatuaggio a forma di teschio su un braccio e molti altri che gli coprivano il corpo e il collo. Indossava boxer larghi, infradito e nient'altro. Dopo aver grugnito un saluto, scambiandomi per una donna, chiese:
- Scusi signora, le dispiace se fumo?
Odio l'odore del fumo, ma non conoscendo questo tizio che sembrava un serial killer, ho annuito di sì.
CONTINUA

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